QUANDO L’INTELLIGHENZIA DA SALOTTO SI ATTEGGIA A RIVOLUZIONE
La sinistra contro il Ministro Giuli
POLITICA E SOCIETÀ
Adolfo Tasinato
5/14/20253 min read


di Adolfo Tasinato
Nel grande circo dell’intellighenzia nostrana a volte il tendone si apre e lo spettacolo degenera in farsa. Ultimi clown involontari (o forse no) a entrare in scena sono Geppy Cucciari ed Elio Germano, che dal palco di una grande manifestazione pensavano forse di recitare Shakespeare ma sono finiti a fare il remake di una vecchia puntata di “Avanzi”, con tanto di predica progressista e battutine da liceo.
Il bersaglio? Il Ministro della cultura, Alessandro Giuli colpevole, secondo loro, di esistere. Sì, perché oggi, se sei nominato da un governo non di sinistra, automaticamente diventi un bersaglio da ridicolizzare, da banalizzare, da accusare di ogni nefandezza. Che poi Giuli sia uno studioso, un Ministro che si sta facendo carico della gestione della cultura in Italia pare irrilevante.
A Elio Germano non interessa: lui, che pur bravo attore sembra preferire i monologhi ideologici alle sceneggiature, è arrivato a dire che Giuli e il governo Meloni si muovono come i clan. Ora per rimanere nel campo cinematografico i clan che piazzano i propri uomini dove conviene loro, spesso sono di stampo mafioso. Voleva Germano buttare il sasso nascondendo più o meno la mano? Riferimento diretto o meno, l'uscita di Germano è un insulto, più che a Giuli, all’intelligenza e al senso delle proporzioni. Ma tant’è: il radicalismo chic ha bisogno dei suoi mostri e se non esistono, li si inventa. Anche a costo di sputare sulle istituzioni della propria Nazione (mi scuso con i radical chic per l'utilizzo del termine Nazione ma è usato persino nella Costituzione).
Secondo l'attore il cinema italiano è in crisi per colpa del Ministro Giuli reo di aver tagliato i fondi. Bene, a quanto risulta i film con interprete Germano di soldi ne hanno avuti un bel pò, sono stati tagliati finanziamenti pubblici a pioggia su "opere" cinematografiche che hanno totalizzato ben 12 spettatori in tutta Italia. Non mi sembra una colpa ma un merito.
Geppy Cucciari, dal canto suo, ha fatto il suo solito numero da cabarettista comica della sinistra benpensante: ironia stanca, battute a metà tra la vecchia Guzzanti e la retorica da prof di filosofia alternativa. Fa ridere chi ride già. E soprattutto, serve a rassicurare un certo pubblico: quello che vuole sentirsi superiore, anche quando sta solo ripetendo i soliti cliché come un disco rotto.
Eccoli lì, Geppy Cucciari ed Elio Germano, i Che Guevara del palinsesto culturale da apericena, sempre pronti a salire sul palco per impartire la solita lezione a un pubblico plaudente e autoreferenziale. Comunque se i due sono ancora sul palco, evidentemente anche con la Destra al Governo si può lavorare pure se si ha il portafoglio a sinistra.
La verità è che questa è solo l’ennesima esibizione da salotto buono, dove si ride tra amici delle stesse cose, ci si dà di gomito, si applaude se stessi. Una “sinistra di palco” che non ha più idee ma solo rancore, che non propone ma insulta, che non costruisce ma disprezza e questo è un danno grave per il sistema Italia.
Giuli ha l’ardire di parlare di identità, di sacralità, di visione. Parole che a certi ambienti provocano orticaria. E allora giù, con l’ironia spicciola e le accuse da tribunale del popolo. Tanto il pubblico è sempre quello e se la canta e se la suona. Ma attenzione: la cultura non è loro proprietà privata.
Dai tempi del PCI la sinistra ha le mani sulla cultura e sui relativi finanziamenti, certamente ha fatto anche cose buone e lo hanno sempre detto anche persone di Destra come Federico Mollicone, Presidente della Commissione Cultura della Camera dei Deputati, che anche in questa occasione ha ribadito l'apprezzamento per Elio Germano attore.
Cosi come ha ribadito che la Cultura è di tutti ed è giusto dare supporto a chi se lo merita e non discriminare sulla base di una tessera di partito. A questo punto viene spontaneo chiedersi: come mai la stragrande maggioranza di coloro che lavorano nei settori, ad esempio del cinema e del teatro, sono fedelissimi della sinistra? Cuore o convenienza?
Quello che davvero infastidisce Cucciari, Germano & Co. non è Giuli. È il fatto che oggi ci sia un governo che non chiede permesso alla narrazione dominante. Un governo che, con tutti i suoi limiti e in una situazione generale difficilissima, osa occuparsi di cultura senza genuflettersi alla solita compagnia teatrale di sinistra, che si crede erede dei grandi intellettuali ma si comporta come una compagnia di giro.
La libertà di espressione è sacrosanta. Ma chi ne abusa per insultare e delegittimare, con parole pesanti e senza un briciolo di responsabilità, dimostra solo una cosa: che il vero pericolo per la cultura italiana non viene da chi la governa, ma da chi crede di possederla per diritto divino e ci perdoni il nuovo Santo Padre, anche lui sub judice dagli intellettuali sinistri.
Probabilmente la sinistra ha anche bisogno di polarizzare e chiamare alle armi i suoi elettori in vista dei referendum di Giugno e allora vai col teatrino e le battutine acide da terza liceo anche se, detto tra noi, il Pd che vota contro il Pd più che teatro è una barzelletta.
Cucciari e Germano possono continuare con le loro performance moralistiche. Noi, nel frattempo, continueremo a preferire chi, anche con errori e difficoltà, prova a costruire, piuttosto che chi vive per demolire e ridere sulle macerie.