LA COMUNICAZIONE DELLA STORIA

Il funerale di Papa Francesco, immagini potenti e immagini di potere.

POLITICA E SOCIETÀ

Adolfo Tasinato

4/28/20255 min read

di Adolfo Tasinato

La morte di Papa Francesco ha segnato un momento di grande commozione, non solo in Italia, ma in tutto il mondo. La sua scomparsa, celebrata con una cerimonia solenne e composta, ha dato vita a una serie di immagini potenti, destinate a rimanere nella memoria collettiva. Ma oltre alla grandezza di un evento di tale portata, sono proprio le dinamiche comunicative, quelle legate alle immagini, ai gesti, alle pose, che hanno contribuito a imprimere nella storia politica e mediatica alcuni momenti destinati a restare indelebili.

In particolare, il funerale di Papa Bergoglio, da un lato, ha messo in scena una delle immagini più significative del momento: quella di Donald Trump e Volodymyr Zelensky seduti uno di fronte all'altro in un angolo della Basilica di San Pietro, mentre dall’altro lato ha messo in luce la compostezza e l'eleganza istituzionale di Giorgia Meloni, il Presidente del Consiglio italiano, fine tessitrice di trame diplomatiche.

La potenza delle Immagini: Trump e Zelensky

In una cerimonia carica di significato religioso, ci sono state immagini che più delle parole hanno parlato al mondo. Una delle più emblematiche è quella che ha visto Donald Trump e Volodymyr Zelensky seduti uno di fronte all’altro nella Basilica di San Pietro, protagonisti di un faccia a faccia che ha catturato l'attenzione mondiale.

L'immagine dei due, immobili e concentrati, è diventata subito un simbolo di potere e di diplomazia. Tuttavia, non si può non notare che la scena nasconde uno squilibrio di potere, pur nella sua apparente simmetria.

Le immagini, nella loro capacità di raccontare storie senza parole, parlano di relazioni internazionali, di alleanze, ma anche di gerarchie sottili. Trump, nel suo stile inconfondibile, occupa completamente la sedia, mentre Zelensky, pur con una postura attenta, sembra più contenuto. Non è un dettaglio da poco: nella postura di ognuno si nasconde un rapporto di potere che racconta più di mille discorsi.

Uno parla, l'altro ascolta. Uno ha le mani giunte, l'altro i palmi aperti. Uno spinge il suo corpo verso l'altro, basti guardare la posizione delle gambe, il sollevamento del tallone, la punta dei piedi ben piantata sul pavimento. Uno bello piazzato, ingombrante, l'altro più piccolo, poggiato sul bordo.

Insomma: uno comanda, l'altro deve probabilmente eseguire.

A questa scena, che ha fatto il giro del mondo, si aggiunge la figura di Emmanuel Macron, il presidente francese, che tenta di avvicinarsi per unirsi al faccia a faccia, ma viene allontanato cortesemente da Trump, in una sorta di "gesto simbolico" che non ha certo bisogno di parole. Un gesto che, immortalato dalle telecamere e dai fotografi, diventa anch'esso un simbolo di potere e di esclusione, confermando la natura dell'incontro tra i due leader: un vertice che, sebbene di grande rilevanza diplomatica, rimane per lo più esclusivo.

Macron viene salutato, la sua sedia spostata e l’incontro prosegue con Zelensky. Tutto si svolge sotto gli occhi attenti dei media e l’immagine di Trump e Zelensky, nella sua semplicità e sobrietà, diventa immediatamente storica. La figura del presidente francese, messo da parte, non farà che accrescere il mito della potenza comunicativa di Trump, che, nel contesto di un evento di così grande portata simbolica, è riuscito a ritagliarsi uno spazio, riuscendo forse ad esprimere con una semplice immagine più di quanto avesse fatto in qualsiasi vertice diplomatico precedente.

Tutto questo avviene proprio mentre la Basilica di San Pietro, che fa da sfondo a questa scena storica, rimane testimone di un atto di potere che trascende i confini della politica, entrando nel dominio della comunicazione visiva.

La compostezza di Giorgia Meloni

In un contesto così carico di simbolismo, la figura di Giorgia Meloni emerge invece come un esempio di compostezza istituzionale. Come Presidente del Consiglio, la sua presenza ai funerali di Papa Francesco non è stata solo una questione di posizione politica, ma anche una questione di stile.

Tra una marea di personalità internazionali e di presenze femminili che cercavano attenzione mediatica, Meloni ha scelto di non occupare la scena, ma di esserci con discrezione, rispettando il significato di quell’occasione.

La sua acconciatura perfetta, sobria e composta, è il simbolo di un rispetto profondo per l’evento, per il luogo sacro e per la memoria che si stava onorando. Non si tratta solo di estetica, ma di un atto di dignità che oggi è raro, soprattutto in un’epoca in cui, troppo spesso, la trasgressione e l’eccesso prevalgono. Giorgia Meloni non ha cercato visibilità, non ha invaso la scena: ha scelto di rappresentare l’Italia con sobrietà, eleganza e rispetto.

Il galateo, una pratica quasi dimenticata nei nostri giorni, diventa in questa circostanza il mezzo per comunicare un messaggio di grandezza silenziosa. In una cerimonia come quella dei funerali di Papa Francesco, dove ogni gesto ha un significato, l'acconciatura e l’abbigliamento di Meloni diventano veicoli di una comunicazione che si fa sentire più delle parole.

Eppure, mentre Meloni non cercava visibilità, i media italiani, piuttosto che concentrarsi sul rispetto che ha dimostrato per l’evento, si sono affrettati a criticarla per il suo presunto "isolamento" rispetto agli altri leader internazionali.

Un’analisi più attenta, tuttavia, ci mostra che Giorgia Meloni non è stata emarginata: al contrario, il suo comportamento misurato, sobrio e rispettoso ha parlato più di mille interviste e più di mille fotografie. Non si è cercato di fare propaganda, non si è cercato di occupare la scena. La diplomazia, quella vera, non si fa con le foto, ma con la riservatezza e il rispetto del ruolo istituzionale.

Eppure, la sinistra italiana, per troppo tempo concentrata sulla denigrazione sistematica di Giorgia Meloni, non è riuscita a cogliere il valore della sua presenza in quella cerimonia. Mentre si perdeva in una critica sterile Meloni, con il suo comportamento impeccabile, ha dimostrato che la forza di una leadership non passa sempre dalla visibilità, ma dalla capacità di rappresentare la Nazione con dignità.

E' sconfortante vedere come tanti media e presunti opinionisti italiani si siano subito agitati nel dire che Meloni è rimasta ai margini e che non c'è nella foto che conta (che poi è quella dove ci sono i soli Trump e Zelensky), usare il funerale del Papa per fare propaganda politica contro il Presidente del Consiglio è veramente roba di bassissimo livello che testimonia a ribadisce la pochezza di una opposizione che di fatto è inesistente.

Pero' dobbiamo ammetterlo; Papa Francesco un miracolo lo ha fatto veramente, non si tratta del breve incontro tra Donald e Zalensky ma bensì la conversione della sinistra italiana che si scopre ecclesiastica, religiosa e pure praticante, ovviamente nelle varie “chiese” social.

Nel giro di pochi mesi sono passati dallo sbeffeggiare il Santo Padre durante il gay pride, con la Elly che balla sul camion e un manifestante gaio vestito da Papa che mostra il cartello con su scritto: “in questo gay pride c'è troppa frociaggine” alla canonizzazione del Papa a fini politici!

La potenza delle immagini e dei gesti

Le immagini dei funerali di Papa Francesco non si sono limitate a raccontare la morte di un grande leader religioso, ma hanno offerto anche un’occasione unica per analizzare la comunicazione politica contemporanea. L’incontro tra Trump e Zelensky, la composizione della scena, l'esclusione di Macron e la compostezza di Giorgia Meloni, sono tutti frammenti di una narrazione che va oltre le parole.

Ciò che queste immagini ci raccontano non è solo il potere, ma la capacità di usarlo e di comunicarlo. La politica non si fa più solo con le parole, ma con i gesti, con le posture, con il controllo della scena. Le immagini possono raccontare storie che le parole non riescono a esprimere e in questo, i funerali di Papa Francesco sono stati un banco di prova per le dinamiche di potere e di rappresentanza che ci riguardano.

In un mondo in cui la comunicazione politica è sempre più mediatizzata, le immagini che sono state catturate quel giorno, insieme ai gesti che hanno accompagnato ogni movimento, sono destinate a rimanere nella memoria collettiva, come simboli di un’epoca e di una classe politica che cerca di ridefinire la sua immagine, spesso con il silenzio e la sobrietà di chi sa che, in certi momenti, parlare troppo significa dire cose inutili.