LA RIEVOCAZIONE STORICA DIVENTA TERRENO DI BATTAGLIA CULTURALE E POLITICA
Dopo i servizi di Report e Di Martedì, Federico Mollicone denuncia un “processo sovietico”. Le associazioni: “Storia e cultura travisate”.
POLITICA E SOCIETÀ
Adolfo Tasinato
11/16/20254 min read


di Adolfo Tasinato
Dopo i servizi di Report e Di Martedì, Federico Mollicone denuncia un “processo sovietico”. Le associazioni: “Storia e cultura travisate”.
Negli ultimi giorni abbiamo assistito a un copione già visto: dalle poltrone ben imbottite di Report su Rai3, guidato da Sigfrido Ranucci, e da Di Martedì di Giovanni Floris, è partita l’ennesima bordata contro tutto ciò che non rientra nella narrazione “giusta”, quella confezionata dalla solita élite culturale che da molti anni si autoproclama arbitro di cosa sia arte, cultura e persino memoria storica.
Questa volta nel mirino è finito il Gruppo Storico Romano, un’Associazione culturale, apolitica, senza scopo di lucro nata nel 1994 dalla passione per l’antica Roma, trattato come un fenomeno da baraccone e liquidato con superficialità, come se non rappresentasse una delle realtà più solide e rispettate nel panorama della rievocazione storica italiana.
Il risultato? Una rappresentazione caricaturale, costruita apposta per ridere, storcere il naso, insinuare l’idea che dietro i rievocatori romani ci sia una qualche esibizione muscolare della “destra culturale”. Uno schema talmente prevedibile da essere pure noioso. Peccato che, così facendo, si sia cancellato con un colpo di spugna tutto il lavoro serio, professionale e riconosciuto che il GSR porta avanti da anni.
Ma davvero era così difficile dire cosa sia la rievocazione storica? Dopo tutto siamo la Nazione del Palio di Siena e della regata storica di Venezia.
Davvero serviva ridurla a un teatrino, ignorando ciò che il Gruppo Storico Romano fa ogni anno durante il Natale di Roma, quando decine di migliaia di persone, famiglie, turisti, appassionati, affollano la città per assistere a cortei, ricostruzioni e spettacoli curati fin nel minimo dettaglio?
E che dire dell’estero? In Francia, solo per fare un esempio, il GSR partecipa da protagonista a eventi che radunano decine di migliaia di spettatori, contribuendo a esportare un pezzo di cultura italiana con professionalità e passione. Altro che folclore da periferia dell’impero.
No, tutto questo in certi salotti televisivi non viene raccontato. Perché complicarsi la vita riconoscendo un merito, quando è molto più funzionale continuare a servire al pubblico la solita immagine preconfezionata:
– da una parte la sinistra “radical chic”, colta, raffinata, progressista;
– dall’altra una cultura di destra volutamente dipinta come rozza, nostalgica, folkloristica.
È un dualismo falso ma comodo, che permette di evitare il confronto con la realtà: la cultura non ha colore politico e chi lavora sul campo, come il Gruppo Storico Romano, lo dimostra ogni giorno anche in sinergia con il Comune di Roma che ha una amministrazione a guida PD.
Non sorprende quindi che la vicenda abbia scatenato reazioni immediate. Tra le voci più nette, quella dell’on. Federico Mollicone, presidente della Commissione Cultura della Camera, che ha espresso una presa di posizione chiara e senza giri di parole. Una difesa non di parte, ma di principio: non si può accettare che una realtà culturale venga ridicolizzata senza alcun equilibrio informativo, soprattutto da chi dovrebbe avere il compito di informare, non di deformare.
Le parole durissime di Federico Mollicone
Federico Mollicone ha denunciato senza mezzi termini la costruzione mediatica messa in scena da Floris:
«Ieri sera a DiMartedì abbiamo assistito a un processo di stampo sovietico in contumacia contro gli esponenti della maggioranza, il sottoscritto e i rappresentanti delle associazioni di rievocazione storica. Il conduttore Floris ha dimostrato un’arroganza, un razzismo culturale e un'ignoranza nel merito.»
Mollicone ha ricordato un punto fondamentale che in trasmissione è stato completamente ignorato:
«In Italia esiste, da più di un anno, una Legge la 152 del 2024, di cui sono primo firmatario, approvata da tutto il Parlamento, che riconosce la rievocazione storica quale componente fondamentale del patrimonio immateriale.»
E non è finita qui. Perché, nel tritacarne televisivo, non si è spiegato neanche il problema vero dei gladiatori turistici davanti al Colosseo:
«Sono abusivi, rappresentano un fenomeno criminogeno e non prendono un centesimo dal Governo.»
Al contrario, i programmi hanno preferito attaccare:
«Più di 1500 tra Comuni e associazioni in tutta Italia che fanno rievocazione con competenza, creando turismo, economia locale e valorizzazione dei beni culturali.»
E Mollicone ha affondato il colpo:
«Floris ha sparato a zero contro uno dei rappresentanti più autentici, popolari e pasoliniani della rievocazione storica, facendogli persino il verso. È l’ennesima dimostrazione che la sinistra odia la cultura popolare, ma anche quella alta, che riempie piazze e musei. In sostanza, odia il popolo.»
Una posizione netta, seguita da un invito preciso alla redazione di quella trasmissione:
«Si documentino, mostrino le immagini reali con migliaia di persone agli eventi e smettano di usare spezzoni irrilevanti o interviste estorte.»
La precisazione del Gruppo Storico Romano: “Quello apparso in TV non è ciò che facciamo”.
Accanto alle parole di Mollicone, è arrivata la precisazione ufficiale del GSR, firmata da Andrea Buccolini responsabile delle relazioni esterne, che ha rimesso in fila la realtà dei fatti.
Buccolini ha ricordato che il Gruppo Storico Romano, fondato nel 1994 da Sergio Iacomoni, ha all’attivo più di 3.000 eventi in Italia e nel mondo, collaborazioni con Parchi Archeologici, Regioni, Roma Capitale, e perfino sette medaglie della Presidenza della Repubblica per il Natale di Roma.
Altro che gruppetto improvvisato.
Sul famoso contributo ministeriale citato da Report, la risposta è stata chiarissima:
«I 35.000 euro non riguardano spettacoli turistici, ma il progetto teatrale Giulio Cesare di Shakespeare, realizzato con la Royal Academy of Dramatic Art di Londra e il Teatro di Roma, con oltre 30 attori, 100 rievocatori e un convegno alla Curia Iulia.»
Un progetto selezionato tramite bando, come centinaia di altri.
E Buccolini ha smontato anche l’ultimo equivoco: «Le immagini mostrate in tv erano di un piccolo spettacolo didattico per turisti, utile a sostenere le attività dell’associazione. Non rappresentano in alcun modo la portata storica e scientifica del nostro lavoro».
E ancora: «La rievocazione storica non è folclore, ma cultura identitaria e divulgativa, capace di unire storia, ricerca e partecipazione popolare».
Il messaggio finale è chiarissimo: «Il nostro impegno è far conoscere la grandezza della civiltà romana con rispetto e rigore, portando la Storia fuori dai musei e tra le persone.»
Forse sarebbe il caso che qualcuno, prima di montare l’ennesimo servizio a tesi, facesse un salto a vedere da vicino cosa significa davvero rievocare la storia. Scoprirebbe un mondo fatto di studio, competenza, passione, cultura popolare italiana che funziona, coinvolge, crea valore e rappresenta un’identità viva. Ed è forse proprio questo che dà fastidio.
Tutto il resto è soltanto televisione in cerca di un bersaglio e francamente, da giornalisti considerati al top della categoria, mi aspetterei lezioni di giornalismo e non di propaganda politica seppur ben camuffata.
